1951-'52: Un anno di purgatorio

Serie B: girone unico a venti squadre. Inizio 9 settembre 1951, fine 22 giugno 1952.
Roma al primo posto con punti 53; Brescia 52, Messina 45, Catania 44, Genoa 42.
Squadra titolare: Albani, Bortoletto, Cardarelli, Acconcia, K. Nordhal, Venturi, Perissinotto, Zecca, Bettini, Galli, Sundqvist. Riserve: Risorto, Tre Re, Andersson. Allenatore: Gipo Viani.
Partite vinte 22, pareggiate 9, perdute 7. Gol segnati 62, incassati 24. Capo cannoni ere: Galli con 13 gol.

Diciamo subito, non fu una passeggiata. Anzi, quel testardaccio del Brescia tallonò i giallorossi come una ombra e il ritorno in serie A fu sicuro solo al fischio finale dell'arbitro Longagnani di Modena che a Verona, addì 22 giugno 1952 sanzionò il pareggio tra i locali, molto forti in casa, e la trepidante squadra di Sacerdoti. Quell'anno il secondo poste non dava diritto alla promozione, bensì allo spareggio con la terz'ultima della serie A, che fu la Triestina; spareggio che il valoroso Brescia non fu in grado di superare. Ma se non fu una passeggiata, fu un torneo giocato finalmente sul piano deJl'orgoglio. Il pubblico dette un appoggio costante e decisivo. Treni speciali al completo seguirono la squadra verso campetti fino ad allora sconosciuti. Bisognava superare, come si comprende, soprattutto in trasférta, l'ambiziosa volontà agonistica delle «provinciali», per le quali battere la squadra della càpitale era il miraggio supremo. Trentotto partite, trentotto battaglie. L'affluenza allo stadio registrò punte superiori alle 32mila persone.
Si può dire che Sacerdoti non aveva perso un minuto. Il grande. Gipo Viani arrivò da Palermo portando una «testina d'oro»: Carletto Galli. Viani faceva dei nomi, il sor Renato li portava a casa. Vennero il cannoniere Bettini, il mediano di grinta Acconcia, il veloce Perissinotto, il lungo Bortoletto. Tutti meritarono la fiducia, taluni superarono le aspettative. Viani non aveva seguito sogni difficili. Voleva una squadra adatta al torneo cadetti, e si deve riconoscere che vide giusto, anche se alla vigilia si recriminava sulla cessione di giocatori ancora validi come Maestrelli, Bacci, Tontodonati e Dell'Innocenti.
L'abilità e la capacità di regia «alla grande» di Sacerdoti vanno ricordate éome un capolavoro. Ancora a ferro caldo dopo il crollo, radunò a porte spalancate i tifosi nella sede del circolo canottieri «Tevere Remo» a ponte Margherita. Elettricità al sommo. Qualche giornalista molto noto che durante il campionato, prevedendo il peggio, aveva insistito in critiche severe, fu accolto da un uragano di fischi. Circolava la voce che Baldassarre, recatosi in Belgio da alcuni giorni, fosse in arrivo con una grossa novità. Qualche giornale aveva accennato a un segreto incontro tra l'esponente romani sta e il centravanti della nazionale belga Mermans. Quando l'on. Pietro appena giunto da Ciampino, apparve in sala si fece di colpo un silenzio assoluto. Non fu facile al pur battagliero e scaltrito personaggio dire che « per il momento»non poteva presentare altro che una fotografia del
celebre giocatore, con tanto di dedica e parole di vivo augurio e simpatia per la Roma. Fu applaudito egualmente, e la regia di Sacerdoti dissolse ogni imbarazzo. Prese di slancio la parola e disse che la Roma era tanto solida «da potersene fregare» anche della retrocessione: «Tempo un anno, i signorini che oggi ridono a Roma e lassù, dovranno fare nuovamente i conti con noi, e saranno conti durissimi per loro!». Dopodiché lanciò l'apertura immediata delle iscrizioni a socio vitalizio, anche con pagamenti rateali, che fruttarono ben 130 milioni sacrosanti di allora (l'incasso medio stagionale delle «milanesi» era tra i 180 e i 200 milioni) e il riconoscimento ufficiale dell' Associazione Tifosi Giallorossi, creata nel 1950 da un gruppetto di entusiasti capeggiati da Angelo Meschini e Memmo Montanari. Da essa derivarono poi i molti «gruppi» che tuttora portano all'Olimpico i loro striscioni. Fu veramente una riunione memorabile e dagli effetti preziosi, in quanto riportò il morale bassissimo a livelli di entusiasmo e di fiducia. Un clima tale che non ci sentiamo di paragonarlo a quello della stagione trionfale, dello scudetto. Fu più diffuso, sentito e commovente in quanto, se è facile entusiasmarsi quando si raggiunge il traguardo massimo da anni sognato, è molto difficile fare altrettanto nella tristezza di prospettive mediocri mentre tutta Italia ride alle tue spalle.
Viani aveva visto giusto, ripetiamo. Nelie prime otto partite la Roma ottenne 15 punti; vinse il girone di andata con 30 punti sui 38 in palio; e alla fine, pur calando nel ritorno, realizzava 53 punti su 76. Consideriamo questo campionato una svolta decisiva nella vita della A.S. Roma: il passaggio da un'epoca di «entusiasmi genuini» a un'altra che ha via via ridotto la folla a un limitato «calore ragionevole», somma degli errori di continuo commessi e delle immancabili delusioni che ne sono conseguite.

Tratto dal libro AS Roma da Testaccio all'Olimpico (libro edito nel 1977)

 

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